Un amore. Due mondi lontanissimi che si incontrano e si scelgono. Contro ogni scetticismo, ogni pregiudizio, contro tutto e tutti. Ostinatamente.
La protagonista – di cui conosciamo soltanto il nomignolo affettuoso datole dal suo amore: Vituca – lungo le pagine di questo emozionante romanzo autobiografico scritto in terza persona, è indicata con un pronome : “lei”.
È una donna forte e indipendente, ma con un bisogno estremo di amare, di donarsi, di dare.
Nata in Italia, vive a Parigi. All’inizio, nel momento della costruzione dell’ amore, pensa di trasferirsi in Brasile, compra una casa e cerca con tutte le sue forze di entrare a far parte della grande famiglia di Ramos, ma si accorge presto dell’impossibilità di questa impresa. Nonostante ciò Vituca continua a credere in questo amore. Segue Ramos ovunque. Si incontrano nei vari luoghi del mondo in cui lui lavora. Lo aspetta sempre, incurante dell’ostilità delle persone che lavorano con lui e della vulnerabilità che inevitabilmente mostra. “L’audacia, l’insistenza, il perseverare. Tutto era stato per istinto. Perché amava e non poteva fare in altro modo”.
Ramos è un artista, una grande anima con una forte spiritualità, ma quando torna a casa, in mezzo alla sua gente, si trasforma, la esclude, beve molto, nottate intere insieme a parenti e amici secondo le usanze di una vita a lei incomprensibile.
“Era un maestro Ramos… Per l’energia e l’intensità che sapeva dare alla vita: la sua e quella di chi gli era vicino”
Ballerino, attore, coreografo di condomblé (culto nato dall’unione sincretistica delle religioni africane con la religione cattolica in Brasile), Ramos sapeva creare architetture di corpi in cui tutte le emozioni, dolore, collera, allegria, potevano esistere insieme. Figure del corpo create per imbrigliare le energie della natura, quelle forze che in Brasile schiacciano gli esseri umani, lei stessa ne è stata travolta. “Ramos mai: lui nella sua terra, anche quando gli eventi rotolavano eccessivi, incontrollati sempre sapeva come muoversi. Proteggere, sé e tutti”
Ma c’era un altro Ramos, una zona segreta in lui: più lui opponeva resistenza più lo chiamava a sé.
Quell’amore che aveva lottato tanto per vincere, per cui loro avevano tanto sofferto, mostrò che non c’era più niente da fare. “L’amore restava intatto, ma le difficoltà e gli ostacoli avevano vinto”.
Dieci anni d’amore, dieci anni di immagini che scorrono, chiuse in un silenzio che brucia. Dolore come fuoco.
Ramos è morto, è stato ucciso nella loro casa in Brasile.
Vituca resta muta, soffocata da troppo dolore. Può solo pensare, ricordare, cercare di capire perché sia morto, ricostruire i suoi ultimi momenti. Fino a quando un mattino di aprile, camminando per Barcellona, comprende.
“Le sembrò in quell’istante di comprenderlo come mai prima. Era vicino. Distantissimo eppure così prossimo. Le era accanto, come può un alito di vita. Una vita che sottile rimane”
Distante e vicino, come nella loro vita insieme.
Quel giorno Vituca ha capito che poteva scrivere la sua storia con Ramos. Attraverso la scrittura rendere vivo questo amore per sempre.